sabato 28 gennaio 2017

Monte Alpisella (m 2756) e Sasso Campana (m 2913)

Il Sasso Campana dal monte Alpisella. In rosso il mio tracciato di salita (l'uscita del canale supera i 60°), in giallo quello - nettamente più facile e veloce - di discesa.

Nel punto in cui la val Grosina si divide in due rami disposti perpendicolarmente, val Grosina Orientale e val di Sacco, sorge il nucleo di Fusino con la sua chiesetta e la macchinetta che distribuisce i permessi per transitare nelle due valli. In questo punto, l'angolo tra le due valli è costituito dalla possente mole del monte Alpisella, cima erbosa e molto panoramica che è visibile anche da chi, percorrendo la SS38 all'altezza di Grosio, curiosa con lo sguardo in val Grosina.
Appena a O del monte Alpisella, s'alza una vetta rocciosa un po' più alta, anch'essa visibile dal fondovalle: il Sasso Campana.
Oggi con Gioia, dopo che settimana scorsa avevamo guardato a lungo queste montagne dal monte Storile, ho deciso di raggiungerle, partendo da Fusino, percorrendo dapprima il versante orientale del monte Alpisella,  e, dopo aver salito e sceso il Sasso Campana per due percorsi diversi, compiere una picchiata su Biancadino e la val di Sacco.

Il versante orientale del monta Alpisella e il Sasso Campana visti dal monte Storile.
Partenza: Fusino (m 1200).
Itinerario automobilistico: da Grosio si sale in val Grosina fino alla chiesetta di Fusino, limite ultimo di transito non a pagamento.
Itinerario sintetico: Fusino (m 1200) - Busne - monte Alpisella (m 2756) - Sasso Campana (m 2913) - Biancadino (m 2253) - Dosso (m 1250) -  Fusino (m 1200).
Tempo di percorrenza: 10 ore per l'intero giro.
Attrezzatura richiesta (gennaio 2017): ramponi e piccozza.
Difficoltà  (gennaio 2017):  4+ su 6.
Dislivello in salita: oltre 1800 metri.
Dettagli  (gennaio 2017): Alpinistica PD+ (se si evita la parete SE del Sasso Campana, la gità - in inverno - è alpinistica PD-). Pendii ripidi. Da evitare con neve non assestata.
Mappa:  Cartografia escursionistica della CM di Tirano. Foglio 1 val Grosina - realizzata dalla SETE, 1:25000.
Base swisstopo.ch.  Biancadino si trova dove in mappa sono indicate le baite del Piano.

A Fusino (m 1200) fa freddo. Ne è la prova la strada ghiacciata, pericolosa anche per noi a piedi. Raggiunto e costeggiato da O il bacino Roasco, saliamo sul fianco del monte, andandoci più volte a impegolare in mezzo al fitto e poco curato bosco. Pure i pascoli dei maggenghi, ripidissimi e puntinati da baite che si rifiutano di obbedire alle leggi della gravità, si stanno inselvatichendo. Del resto deve essere un'impresa sfalciarli, impresa a cui tuttavia, fino a pochi anni fa, i grosini non si erano mai sottratti rendendo la loro valle un esempio di cura ed ordine d'altri tempi.
A m 2000 usciamo dai boschi e, individuata una costola erbosa libera da neve, la saliamo. Le zolle d'erba sono gelate, il passo deve esser sicuro: una scivolata potrebbe costare cara.
A m 2200 inizia la neve. A tratti è dura come marmo. Su i ramponi e via verso la cresta SE del monte Alpisella.
Il cielo, fin'ora grigio e inespressivo, va poco a poco colorandosi e dei fendenti di luce illuminano le montagne.
La vista è amplissima: dal gruppo dell'Ortles a quello del Bernina, passando per le vicine cime di val Grosina. Alle nostre spalle l'ultimo tratto della valle del Roasco e Grosio. Più in alto il granito spruzzato di neve del gruppo dell'Adamello.
La dorsale, senza opporre resistenza, scavalcata la quota 2620 con bella vista su Biancadino, ci accompagna in vetta al monte Alpisella (m 2756, ore 4).
Un gruppo di 20 neri camosci corre all'impazzata giù per la valle innevata a SO del monte Alpisella.
Di fronte a noi (O) è il Sasso Campana, fiero e roccioso. Non ho idea di come ci si salga, ma iniziamo a traversare, 70 metri sotto cresta, alti sopra la conca che lo divide dal monte Alpisella. La neve è a tratti dura e a tratti inflaccidita dal sole. Vietato sbagliare.
A Gioia scappa il piede un paio di volte, così, trovato un punto riparato dal vento si ferma ad aspettarmi.
Io insisto verso il Sasso Campana. Ora non mi interessa più trovare la strada migliore, ma solo quella più svelta, così punto alla valletta che solca la parete SE e che, in alto, esplode in una raggiera di canalini molto ripidi.
Picca e ramponi e inizio la bella e breve (150 metri di dislivello) salita alpinistica (PD+).
A tratti la neve è inconsistente e non trovo gli appoggi per salire, così arrampico un po' sulle roccette laterali (III-).
L'uscita del canale che ho scelto, uno tutto sulla dx, è ripidissima, oltre i 60°, ma la brevità mi consente di sbucare sull'aerea cresta S senza troppi patimenti. Sono contento: erano mesi che non facevo più nulla di alpinistico e mi mancava il senso di vuoto sotto i piedi e la testa libera da pensieri e preoccupazioni che riesco ad avere solo in simili occasioni.
20 metri di roccette e sono in vetta al Sasso Campana (m 2913, ore 1). Una croce rivolta verso Biancadino reca  una piccola campana finemente lavorata che non esito a suonare.
Panorama stupendo. A N c'è l'alta parete meridionale della cima Viola.
Firmo il libro di vetta, contenuto in una casetta di legno agganciata alla croce, e scopro che è da settembre 2016 che non sale più nessuno.
Vedo Gioia in lontananza, un puntino rosso poco sotto cresta. Dev'essersi un po' preoccupata perchè, osservandomi da di fronte dove la prospettiva inganna, avrà pensato che stessi arrampicando sugli specchi.
Di tornare da dove son salito non se ne parla: troppo rischioso da slegato. Ci sarà un modo più facile di arrivare su questa cima? I lettori de LMD ci hanno mandato foto in vetta al Sasso Campana col cane e in costume, per cui sono fiducioso.
Infatti, curiosando a N, capisco che si passa. Pochi metri giù per ripidi blocchi e rottami ghiacciati mi depositano su un largo terrazzo addossata alla cresta. Lo percorro verso E e torno sul versante solivo dello spartiacque. Ho così aggirato la tagliente lama rocciosa che, vista dal monte Alpisella, sembrava un ostacolo insormontabile di questa dorsale.
Anziché un traverso spaccacaviglie a mezza costa, che all'andata si era rivelato molto faticoso, seguo lo spartiacque e in un attimo sono da Gioia.
È tardi: siamo invitati a cena.
Giù per la linea di massima pendenza verso S, attraversiamo una conca, giù ancora per una specie di canale, quindi pieghiamo a sx sopra un dosso e siamo in vista di Biancadino, che raggiungiamo tribolando un po' perchè la neve non porta.
Poche case e una bella chiesetta con torre campanaria costituita solo da un supporto in legno alto 4 metri con due campane di diversa tonalità. Ci portiamo dinnanzi alla facciata della chiesetta e traguardiamo tra i montanti il Sasso Campana che ben vi si incornicia. La campana di vetta, del resto, par proprio richiamare queste due più grandi. Il loro suono è penetrante e riecheggia tutt'intorno.
Il ristoro/rifugio è appena più a S della chiesetta.
È il tramonto. Togliamo i ramponi.
Giù di corsa per la strada carrozzabile fino a Foppo, poi per una pista sterrata, stretta e sconnessa, tocchiamo altre baite appese a fianchi prativi vertiginosi. Siamo diretti alla carrozzabile della val di Sacco, che non raggiungiamo subito, perchè un sentiero alto inizialmente 250 metri sopra la strada, traversa a E e la va a intercettare, abbassandosi gradualmente, solo in località Dosso. Fusino è a  20 minuti di cammino su asfalto.
Alle 8 siamo a cena. Cervo e polenta. L' esperto cacciatore che ha catturato l'animale, saputo della nostra gita, rammenda la cura e la bellezza dei pascoli eroici della val Grosina, «un museo a cielo aperto». Quasi mi spiace dovergli dire che anche  in quest'ultimo baluardo delle Alpi Retiche, inesorabilmente, i fasti del passato stanno scomparendo mangiati dalla crescente incuria.

Verso la vetta del monte Alpisella.
In vetta al Sasso Campana.

La valle di Avedo e la cima Viola dal Sasso Campana.

La chiesa di Biancadino e il Sasso Campana.

Biancadino.



Nessun commento:

Posta un commento