martedì 30 giugno 2015

La traversata dei Corni Bruciati (m 3057 - m 3114 - m 3097)


Tre possenti torri rossastre emergono dalla cresta meridionale del monte Disgrazia.
Sono i Corni Bruciati, fiere e isolate montagne scarsamente visitate nonostante siano ottimi punti di vedetta sulle cime e le valli circostanti. Salirvi è un privilegio riservato agli amanti dell'alpinismo esplorativo, in quanto richiede intuito per scovare la linea giusta e dimestichezza con l'alta montagna e la roccia. 

L'anello che dopo ben 4 sopralluoghi ho definito quale il più soddisfacente itinerario per concatenare le cime, ha inizio a pra Isio e consente, dopo un lungo avvicinamento per creste estremamente panoramiche, di toccare tutte e tre le elevazioni, mantenendosi sempre in quota.
Trovate la relazione dettagliata sul n. 34 de LMD, qui vi propongo la scheda sintatica e alcune foto di backstage che riguardano varianti e studio del percorso.

Lungo la cresta NE della punta SO, la più difficile e marcia delle 3 cime dei Corni Bruciati.
Salendo alla punta NE per la sua cresta S si incontrano passi di III. Non essendo la via più logica, non l'abbiamo consigliata all'interno della rivista.

Partenza: pra Isio (m 1661).
Itinerario automobilistico: dall'uscita della tangenziale di Sondrio si segue la SS38 in direzione Morbegno. Dopo 5 km, appena al di là del ponte sul torrente Caldenno, si svolta a dx (cartello) in direzione Postalesio e si sale per 2 km. Al 5° tornante (destrorso), ci si immette a sx sulla SP14 che scende in direzione Berbenno-Polaggia. Al semaforo (1,2 km, cartello di ingresso in Polaggia) si prende sulla dx via Medera fino al suo termine (600 m). All'incrocio si va a dx in salita in via Nuova. Dopo 3 tornanti, nei pressi di una piazzetta con fontana in pietra, vi è un trivio. Si svolta a dx in salita (curva praticamente a gomito - indicazioni per Gaggio di Polaggia e Caldenno) e si prende quota sulla strada asfaltata. Superato il Gaggio di Polaggia (17 km da Sondrio) il fondo stradale diventa cementato fino ai pascoli di pra Isio, in cima ai quali, al limite di transitabilità consentita, si trova un ampio parcheggio sterrato (22 km da Sondrio).
Itinerario sintetico: pra Isio (m 1661) - Poggio del Cavallo (m  2557) - pizzo Bello (m 2743) -  bocchetta di Preda Rossa (m 2851) - Corni Bruciati punta SO (m 2958) - punta Centrale (m 3114) - punta NE (m 3097) - ghiacciaio di Postalesio - alpe Palù (m 2099) - Ai Ciaz (m 1896) - Caldenno (m 1738) - pra Isio (m 1661).
Tempo previsto: 13-14 ore.
Attrezzatura richiesta: corda (30 m), imbraco, fettucce, casco e scarponi. Ramponi e piccozza in caso di neve residua in quota e nei canaloni.
Difficoltà/dislivello: 4.5 su 6 / oltre 2300 m in salita.
Dettagli: Alpinistica AD. Itinerario piuttosto lungo in cui le parti alpinistiche sono concentrate nella traversata dei Corni Bruciati (la punta SO è la più impegnativa). Si incontrano passi su roccia, a volte molto friabile, fino al III+ e sono richiesti intuito ed esperienza per individuare le giuste linee, specialmente in discesa. Il resto della gita è EE e si svolge solo in minima parte su sentieri segnalati. In caso di rocce sporche di neve o bagnate, difficoltà e tempi di percorrenza aumentano notevolmente.
Mappe: 
- Kompass n.93 - Bernina-Sondrio, 1:50000
- CNS n.278 - Monte Disgrazia, 1:50000


Seguendo l'eco della leggenda dei Corni Bruciati abbiamo disegnato un itinerario ad anello che porta nel cuore del gruppo dopo aver percorso la panoramica cresta che limita a O la valle di Caldenno. Meta intermedia è la cima del pizzo Bello, da cui si gode un'esaustiva vista sulle tre aspre cime, a prima vista quasi inviolabili.

Quando, dopo un lungo e ripido tratto nel bosco, sbuchiamo col muso del Panda sui pascoli di pra Isio, sono due grossi faggi a darci il benvenuto. Il primo si trova all'interno di un tornante sinistrorso, il secondo appena sopra, cinto da una palizzata per evitare che colui che ha resistito per secoli agli eventi possa essere danneggiato da una retromarcia incauta. Man mano saliamo il panorama si amplia, regalando un quadro d'insieme sulle Alpi Orobie.
La luce radente dell'alba, dopo aver sfiorato i fili d'erba dorati dalla siccità, scappa dall'altro lato della val Finale. Lì vi sono le baite di pra Maslino, disposte su un dosso pelato come la testa di un frate e dominato dagli ampi fianchi della cima del Desenigo... (continua sul n. 34 de LMD)


Sulla dorsale che da pra Isio sale al pizzo Bello.
L'alpe Palù nella valle di Caldenno.


La salita alla punta Centrale per il pilastro NO, che abbiamo effettuato il 30 giugno 2015, offre passi di IV e tratti piuttosto esposti.
Al tramonto in vetta alla punta Centrale, sullo sfondo la NO. 
Il tracciato per la punta SO passa per le grandi placconate a NO di questa vetta.
Sulle esposte placconate della punta SO.
In vetta alla punta SO.
Scendendo in val Terzana.
Sulla cresta S della punta Centrale.
  

Sul ghiacciaio SE dei Corni Bruciati, ai piedi di Punta Centrale e NE.

sabato 20 giugno 2015

L'anello del Gleno


Diga del Gleno. Come un monito per le generazioni future, è stato lasciato ciò che rimane dello sbarramento che crollò il 1 dicembre 1923 facendo uscire 6 milioni di m3  d'acqua che dilavarono la val di Scalve distruggendo paesi e causando centinaia di morti.
Splendida escursione di due giorni, con partenza in val Belviso e arrivo a Bondone, che ha come baricentro il monte Gleno, vetta panoramica a ridosso del confine tra le province di Sondrio e di Bergamo, e molte attrattive: nella verdeggiante valle del Gleno si trovano i resti di una diga malcostruita che quasi cent'anni fa crollò mietendo centinaia di vittime; dai laghi di val Cerviera, in lontananza, si può ammirare l'altissima cascata del Serio, e, prima di rientrare in Valtellina, incontrare il grande lago artificiale del Barbellino e il cupo lago della Malgina.
Sul n.34 de LMD trovate la descrizione della gita, qui anche qualche immagine inedita e le foto del pizzo Tornello su cui sono salito per realizzare le fotografie per documentare la salita al passo di Bondione.




È  mattina e, con gli zaini ben carichi, muoviamo i primi passi dalla palazzina Falck scendendo verso il greto asciutto del torrente e che attraversiamo su un ponticello. La strada piega a dx e si avvolge in tornanti prendendo quota nell'abetaia animata dalle sculture di legno che Andrea Fanchi ha ricavato dai ceppi degli alberi tagliati durante la pulizia del bosco... (continua su LMD n.34)

La salita al passo di Belviso vista dalle sponde del lago di Belviso.
Fioriture nella valle del Gleno.
Valle del Gleno. Le cascatelle ai piedi del promontorio dove si trovano i ruderi dell'ex rifugio Bissolati, distrutto da una valanga nel 1925.
La diga del Gleno. 
Ritratto dei progettisti della diga del Gleno.
La baita Bassa del Gleno.
Torniamo alle tende.
Che abbiamo piantato su un terrazzo erboso a m 2450.
Le cascate nella valle del Gleno.
Il tracciato di salita e discesa dal pizzo Tornello.
I tracciati per il passo di Bondione e il monte Gleno visti dalla vetta del pizzo Tornello.
Il passo do Bondione.
Discesa in val Bondione.
Sulla cresta SO del pizzo dei Tre Confini.
Panorama sul gruppo centrale delle Alpi Orobie.
Scendiamo in val Cerviera.
Uno dei laghetti di val Cerviera.
Le cascate del Serio, che coi loro 315 m suddivisi in tre salti consecutivi sono le più alte d'Italia e le seconde d'Europa, turistica di grande richiamo e importanza per la valle, che ha luogo 5 volte l'anno da giugno a ottobre. Un turbinio d'acque si scatena giù per le rocce accompagnato da un grande fragore che impressiona anche da questa distanza. Il tutto dura mezz'ora, giusto il tempo per riversare a valle quasi 10 mila mq di acqua e colmare di stupore gli occhi dei molti accorsi.
Nel cupo lago della Malgina si specchia la severa parete N del pizzo Recastello, che sulla dx è solcata da un canale nevoso adatto allo sci ripido.
Scendendo dal passo di Bondone.