sabato 26 luglio 2014

Traversata Sassa d'Entova - pizzo Malenco - pizzo delle Tremogge

La traversata Sassa d'Entova - Tremogge vista in inverno da Carnale.

In questa estate con tempo da lupi anche solo una finestra di bello ci fa partire di buon'ora senza neppure esser andati a dormire.
Incamminatici dalla Braciascia abbiamo salito la Sassa d'Entova per il divertente spigolo SO, quindi fatto la traversata fino al Tremogge integralmente in cresta. Questa volontà ci ha obbligati a vincere il sasso incastrato sulla cresta SE del pizzo Malenco.
Il grande blocco ostruisce un canale-colatoio inciso tra la grande torre strapiombante e la cresta SO del Malenco. Dopo un tentativo a vuoto a sx, l'abbiamo aggirato a dx per fessure (V) davvero scomode da arrampicare con lo zaino.
Si tratta di un tiro da 25 metri piuttosto rognoso, specie se le rocce non sono perfettamente asciutte. Per fortuna l'ha fatto il Caspoc' da primo, mentre io prendevo freddo punzecchiato dal vendo e dalla nebbia. All'uscita si trova anche un chiodo.
La cresta poi prosegue marcissima fino in vetta (m 3438) dove ci addormentiamo per recuperare ore di sonno.
Semplice è il tratto dal Malenco al pizzo delle Tremogge (m 3441), da cui siamo discesi per il divertente spigolo SO, una bella via che Christian Klucker usava a fine '800 per prepararsi a salite più impegnative e che presenta difficoltà (fino al III+ e creste esposte) solo nella parte alta.
Senza arrivare al passo delle Tremogge, abbiamo abbandonato la cresta che piegava a O a favore del pendio a S, accesso al vallone tra Tremogge e Malenco.
Birra dall'Elia in Longoni e alle 21 eravamo a casa.
Per ripercorrere l'itinerario calcolate 12 ore (sono oltre 2000 metri di dislivello).
Servono almeno 30 metri di corda, un moschettone, fettucce e 2-3 friend medio- piccoli. Utile il casco e forse pure i ramponi per scendere dal Malenco.

Mappa tratta da swisstopo.
La via del sasso incastrato al pizzo Malenco vista dalla Sassa d'Entova. Sullo sfondo i calcari bianchi del pizzo delle Tremogge.
Oltre il tiro chiave, al cospetto della grande torre strapiombante. Sullo sfondo è la vetta della Sassa d'Entova.
La cresta poi prosegue marcia ed esposta, ma piuttosto facile.

Chissà fino a quando starà su!

sabato 19 luglio 2014

Dal passo di Pila al pizzo Tre Confini (m 2824)

Oggi col Caspoc' ho fatto un lunghissimo concatenamento sulla cresta che divide la val Belviso dalla valle del Barbellino. Molto sviluppo e circa 2500 metri di dislivello positivo. Creste e creste di roba marcia con passaggi fino al III+, ricalcando un vecchio concatenamento di Alfredo Corti degli anni '30.
Siamo partiti da Ponte Frera (m 1381) e in circa 4 ore, passando per la malga Pila, abbiamo raggiunto il passo di Pila (m 2513).
Un caldo boia.
La cresta ha avuto inizio lì.
Saliti alla quota m 2769 il filo si è fatto decisamente sottile e più complicato.
Una breccia spittata (III+) ha presto offerto le maggiori difficoltà di giornata, che tuttavia non ci hanno neppure tentato di togliere la corda dallo zaino.
Colori, stelle alpine e sassi rotolanti hanno rotto poi la monotonia delle nebbie che ci hanno perseguitato. Salito il pizzo Strinato (m 2836), siamo discesi a una insellatura, da cui la dorsale ci ha portato al monte Costone e alla vicina cima Trobe.
Discesi con passaggi un po' delicati e non sempre immediati da trovare alla successiva sella, abbiamo toccato l'anticima orientale, quindi senza difficoltà la scura cima del monte Gleno (m 2882), punto più alto di giornata.
Un'ora di marcia ed eccoci al pizzo Tre Confini (m 2824), dove le nebbie ci hanno impedito di chiudere la giornata col pizzo Recastello.
Poco male: dopo un lungo traverso a mezza costa sul versante meridionale del Gleno, valichiamo il passo di Belviso, poi  per cresta, saliamo alla cima di Belviso, da cui la forza di gravità ci catapulta per la meritata birra al rifugio Tagliaferri.
Per il passo di Venano, il Grasso del Batai, la malga Demignone coi simpatici pastori e il lago Belviso chiudiamo questa faticosa giornata sulle Orobie.
Chi volesse ripetere questa gita calcoli circa 12-15 ore di marcia dove dal passo di Pila in poi non si trova nulla da bere. È opportuno avere con sé corda (20 m), imbraco e qualche protezione.

Nigritella Nigra.
Dalla quota m 2769 al pizzo Strinato.

Il lago naturale del Barbellino.
Fioriture sulla cresta dalla quota m 2769 al pizzo Strinato.
In vetta al pizzo Strinato (m 2836).
Cuscino di Silene Acaulis sul monte Costone. In secondo piano la cima Trobe.
Le nebbie si aprono un attimo e ci regalano il severo profilo della cima di Recastello e della cresta dei Corni Neri.
Il pizzo Tre Confini, capolinea della nostra gita.




mercoledì 16 luglio 2014

Monti delle Scale (m 2521)

Il monte delle Scale da Bormio. Indicata la direttissima di salita e l'ultima parte della discesa per il sentiero della Ferrarola.

Oggi ho fatto con Nicola un bell'anello escursionistico con partenza ed arrivo a Premadio (tornante della SS301 per il passo del Foscagno sotto i Bagni, m 1250 ca.) che percorre in salita la direttissima al monte delle Scale: una traccia ripida a tratti anche attrezzata, che ne sale la dorsale SE. Toccata la vetta minore, quella con croce e rosa delle cime e estesissimo panorama sia sui laghi di Cancano, che sulla contea di Bormio, raggiungiamo per via ovvia la maggiore (m 2521, ore 5), quindi discesi alla sella tra le due cime entriamo nel forte delle Scale e sbuchiamo sul versante meridionale del monte. La vecchia traccia militare, molto panoramica, ci porta nei pressi delle torri di Fraele da cui raggiungiamo il lago delle Scale.
Dalla sua estremità NE, dopo esser stati ripresi malomodo dal guardiano che non vuole si passi per i prati neppure se il sentiero va in quella direzione, con un po' di fatica individuiamo l'inizio sentiero della Ferrarola, che da subito lambisce il margine superiore dei prati e corre a NE. Inizialmente poco evidente, la mulattiera si fa chiara nel bosco di mughi.
Attraversiamo tutto il versante orientale del monte delle Scale e, quando il sentiero diviene stretto, iniziamo una ripida e a tratti pericolosa (fondo scivoloso) discesa che ci riporta a Premadio (m 1250 ca., ore 4).

Mappa tratta da swisstopo. Il sentieri sono in alcuni tratti esposti e scivolosi: non sottovalutate quest'escursione riservata ai camminatori più esperti!
Bormio dalla direttissima al monte delle Scale. 
Panorama su Valdidentro dal monte delle Scale.
Le dighe di Cancano e San Giacomo dal monte delle Scale. Sullo sfondo la Cassa del Ferro.
La cima Piazzi dai pressi del forte delle Scale. 
Lungo la suggestiva mulattiera militare che dal forte delle Scale porta alle torri di Fraele. 
Il lago delle Scale e sullo sfondo il monte Solena.



lunedì 7 luglio 2014

Amaro al veratro

Genziana e veratro (o veladro) sono due piante piuttosto simili che frequentano i pascoli d'alta quota. La radice di entrambe è molto amara e viene talvolta confusa con esiti tragici.
La radice di genziana si usa per preparare grappe e liquori, quella del veratro per avvelenare le punte delle frecce tant'è tossica. È importante imparare a distinguere le due piante per non fare la fine di tanti raccoglitori d'erbe della domenica, intossicati da un gustoso amaro al veratro preparato con le loro stesse mani!
Facendo un giro sulle creste dell' alta val Belviso ho fotografato entrambe le piante prima della loro fioritura. Il veratro era presente in maniera massiccia sul più umido versante valtellinese, la genziana  tappezzava il più arido versante bergamasco attorno ai m 2300.

Genziana nei pressi del passo del Venerocolo a m 2350.
Le foglie della genziana sono carnose soffici e opposte, con nervatura ramificata. Di forma ovale, diventano sempre più piccole quando ci si avvicina alla cima delle foglie stesse.
Genziana prossima alla fioritura. La genziana fiorisce in estate, ma solo dopo aver compiuto dieci anni della sua vita. Il colore dei fiori della Genziana varia a seconda delle specie, ma questi hanno sempre la forma di una piccola spiga e partono dalle ascelle delle foglie.



Veratro a m 2200 nella valle di Campo. È velenoso e mortale. Si noti la disposizione alterna delle foglie sul fusto: grandi, ovali o ellittiche, a nervature parallele lungo cui sono pieghettate. La consistenza delle foglie è piuttosto coriacea.

giovedì 3 luglio 2014

Marmitte del Mallero o cascate Vittoria?

Questi giorni, causa le abbondanti piogge, il Mallero è gonfissimo d'acqua. Guardate un po' che turbine d'acqua e che giochi di colore!

Fotomodelli: Nicola Giana e Mr. Scursùn.


L'acqua è verde smeraldo!
Il tiglio in fiore si appoggia all'arcobaleno ai piedi della cascata.