domenica 23 giugno 2013

Monte Torena (m 2911) - spigolo NE

Il monte Torena dal sentiero che dalla malga Aial dei Fiori porta alla malga Torena.

È passata neppure una settimana da quando eravamo  a fare il bagno nel lago Nero, che sono di nuovo in val Belviso. Pur impegnato a imprecare per il freddo, domenica scorsa non ho potuto ignorare la splendida vista sul monte Torena, con il versante nord ancora tutto spuzzato di neve e le creste orlate di cornici. In particolare mi aveva colpito la cresta NNE, quella che si vede a sx della vetta guardando dalla malga Torena. Dovevo assolutamente salirci.




Il tracciato sulla cresta NE del monte Torena.
La cresta NNE del Torena vista dalla malga Torena.
Parto all'alba da ponte Frera (m 1386). Alba? Beh, alba inoltrata visto che stamattina non riuscivo a svegliarmi. Mi bruciano gli occhi. Sarà che i giorni scorsi ho consegnato la rivista: con tanti scatoloni in macchina e una probabile allergia agli inchiostri, sono ridotto a uno straccio.
Sbadigliando salgo verso la malga Torena approfittando del sentiero, meno della strada agro-silvo-pastorale nel descrivere questo fianco del monte. Man mano la vista s'amplia sul lago Belviso, o di Frera, termine che sta probabilmente a indicare "ferriera". L'impianto che fa capo all'invaso è stato realizzato nei comuni di Teglio e dell'Aprica dalla Falck tra il 1953 e il 1959. La produzione annua supera i 100 milioni di kWh, la capacità del lago supera i 50 milioni di m³ ed è garantito un consistente afflusso di acque dal vasto bacino idrografico sotteso. La popolazione ittica presente è costituita da trota fario, trota iridea e salmerino che rendono assidua la frequentazione del lago da parte dei pescatori.
 Un'ora e un quarto e sono sulle rive del lago Nero. Il lago Belviso da quassù è nascosto. Una zecca , in agguato nelle erbe alte alla malga Fraitina, ha deciso di cibarsi del mio ginocchio. Mai scelta fu peggiore!
Pace all'anima sua: ora riposa senza testa nel lago. Quest'anno ce n'è proprio un'invasione. Eppure pensavo che il recente rigurgito dell'inverno le avesse sterminate.

Due ragazzi che hanno campeggiato in riva al lago stanno smontando la tenda. Io metto le braghe lunghe perchè, sebbene fin qui si moriva di caldo, ora il vento s'è fatto insistente e fastidioso. La cima del Torena è avvolta dalle nubi. La cresta si lascia difficilmente leggere dal basso, ma non credo possa offrire speciali difficoltà.
Raggiunto il lago Verde, devo tornare al lago Nero perchè ho dimenticato le racchette. Quindi  ci riprovo e raggiungo la cresta per il pendio di rottami a SE del lago.
Inizia la scalata su sfasciumi e visega inumidita dalle nebbie. Lo spigolo è abbastanza aereo. Da quassù si vede bene sia il lago Belviso, che i vari laghi che gravitano attorno al Torena: Verde, Nero, dei Porcelli e della Cima. Dalla quota 2413 a circa m 2600 la dorsale corre da E a O, quindi piega a SO e si fa decisamente più rocciosa e ripida. C'è qualche passo di arrampicata (fino al III), più che complicato, reso pericoloso dalla cattiva consistenza del supporto. Trovo i peggio problemi su una placca bagnaticcia. Chissà se senza neve la si aggira.
Dopo i 2750 la neve diventa una presenza costante. È così molle che la maggior preoccupazione non è quella di scivolare, bensì quella di finire in un buco tra i sassi. È incantevole la vista sulla parete N, disegnata in lungo e in largo dalle impronte degli stambecchi.
A m 2850 le pendenze scemano e senza difficoltà sono alla croce di vetta del monte Torena (m 2911, ore 5:30 secondo i cartelli, complessivamente PD da questa cresta).
Mi sdraio sul cocuzzolo. Sono davvero provato. Oggi la forma non c'è. E infatti mi addormento di botto e mi risveglio dopo due ore, spaventato dal constatare che, se anche solo mi fossi voltato nel sonno, sarei volato giù dalla parete.
C'è nebbia tutt'intorno. Ogni tanto compaiono il lago di Pila e quello del Barbellino. Vorrei proseguire per cresta fino al monte Gleno, ma il cielo ruggisce di tanto in tanto minacciando temporali.
Riparto in direzione del passo di Pila (m 2550), smontando sul versante S per un ripido canalino che inizia appena a E della vetta (45°), quindi traversando (sx) e scivolando lungo pendii più dolci fino al valico. Uno sguardo verso le creste che seguono. Non si vede assolutamente nulla.
Aspetto 10 minuti , ma non cambia nulla.
Decido di batter ritirata e m'abbasso per la valle di Pila tenendo la sx orografica. La neve rende molto veloce il primo tratto, quindi becco il sentiero che, superati due salti della valle, si porta nel centro. Inizia a piovere. Raggiungo la malga Pila (m 2020, ore 1:30) bello fradicio. Lì incontro due ragazzi di Chiavenna che volevano andare al Curò, ma dotati di sole scarpe da ginnastica, alla vista della neve al passo Pila si sono scoraggiati e hanno deciso di rinunciare. 
Loro divallano direttamente verso il lago Belviso, io seguito a vagare per tirar sera. Ha smesso di piovere.
Così dapprima seguo la direzione del passo Venano, nei pressi del quale sorge il rifugio Tagliaferri. Pochi minuti e incontro un marasso sibilante che prova più volte a modere la paperella della mia racchetta.
Poi, vedendo che il suo veleno non è efficace, si lascia portare su un sasso e scattare qualche fotografia.
Ai piedi del passo, quando è già visibile la bandiera del rifugio, devo cambiare i miei piani perchè diluvia di nuovo. M'incammino così a mezza costa in discesa seguendo il bel sentiero che attraversa la valle Piazzi, la valle del Batai, tocca il grasso del Batai e approda alla malga Demignone (m 1604, ore 2), dove giunge pure la strada.
Sono bei posti, tutti verdeggiati e con ottima vista sul lago Belviso, ma io sono così cotto che ogni 40 minuti mi fermo a dormire sui prati.
La strada, sempre più chiusa nei panorami, raggiunge e costeggia il lago, per scendere con qualche risvolta fino a ponte Frera (1386, ore 2).
Guardandomi in giro mi domando come possa sopravvivere una valle così bella a fianco di un posto tanto deturpato qual'è l'Aprica. Fortuna che esiste... la val Belviso.

Il lago Belviso.
Malga Fraitina (m 1698).
Malga Aial dei Fiori.
Il lago Nero.
Altra vista sul lago Nero all'alba.
Il lago Verde di Torena.
In vetta al Torena c'è una grossa cornice di neve.
Il lago di Pila dalla vetta del Torena.
I laghi del Torena dall'alto.
Il marasso sopra la malga Pila. Era lungo circa 40 cm e molto arrabbiato. 
I ruderi della baita al Grasso del Batai.
Monte Belviso e monte Gleno dal Grasso del Batai. 
La malga Demignone.


Uno dei numerosi e burrascosi immissari del lago Belviso.

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