giovedì 4 aprile 2013

Punta Cadini (m 3524) - versante N


data: 4-4-2013
partecipanti: Beno, Giacomo, Roby
neve: a tratti molto bella, a tratti crostosa


Beno con gli sci dalla nord della punta Cadini.
Beno in discesa sulla N della punta Cadini (foto Roberto Ganassa - www.clickalps.com).


Devo provare i Maestro della Skitrab e anche il loro nuovo attacco che uscirà nel 2014 come diretto concorrente del Dynafit Verical, così assieme a Roby e Giacomo, ritirati gli sci di test, ce ne andiamo su ai Forni. Abbiamo come meta la N della Cadini, un bello scivolo a 40° che ieri avevano già disceso Robert Antonioli e compagni, comunicando a Giacomo le buone condizioni dell'itinerario.


Partenza: parcheggio dei Forni (m 2150) . 
Itinerario automobilistico: Bormio - Santa Caterina - parcheggio dei Forni.
Itinerario sintetico: parcheggio dei Forni (m 2150) - ghiacciaio dei Forni - colle degli Orsi (m 3304) - punta Cadini (m 3524). Discesa per il versante N.
Tempo di salita: 4 ore e mezza.
Attrezzatura richiesta: attrezzatura da scialpinismo o ciaspole, piccozza, ramponi, rampanti, kit antivalanga, corda e imbraco.
Difficoltà: 3+ su 6.
Dislivello in salita: 1400 metri circa.
Dettagli: OSA. La N presenta pendenza media attorno ai 40° con punte sui 45°.
Mappa: Kompass n. 72 Ortles-Cevedale.



Alle 9 di mattina siamo al parcheggio dei Forni. Molte altre auto riposano sulla strada senza neve, mentre le tracce degli sci si dipartono in ogni direzione.
La nostra bussola punta a ESE e, dopo aver contornato da S il piccolo invaso artificiale, insistiamo nella valle tenendo la sx orografica. All'estinguersi degli ultimi alberi a basso fusto, spuntano con decisione le vette che orlano il bacino dei Forni.
Sulla sx è arroccato il rifugio Branca, proprio allo sbocco della valle delle Rosole.
Dopo una strozzatura incontriamo un ponte tibetano sommerso dalla neve: pietra miliare che segna la lingua del ghiacciaio. Ci portiamo sulla dx orografica e continuiamo verso SE.
Questo manto bianco uniforme, in realtà, cela grosse voragini, per cui sarebbe forse, magari, in teoria, pensandoci bene opportuno procedere in cordata.
Sui declivi più marcati si nota il distacco di qualche lastrone, ma la situazione valanghe pare del tutto sicura: la neve è ben assestata.
Dopo i 2400 la crosta lascia il posto alla polvere, il che ci fa già pregustare una bella discesa. Mi fermo a fare un po' di foto a Tresero, San Giacomo e San Matteo. I nuovi attacchi di Trabucchi sono davvero comodi nello sgancio. Fai tutto con la racchetta e con poca pressione.
Un po' più complesso è rimettere gli sci, credo anche perchè non sono ancora abituato a questo sistema di calzata.
La punta Cadini da NE. Segnata la via di salita e tratteggiata quella di discesa per il versante N.


Davanti a noi c'è il gruppo di scialpinisti guidati dal nostro amico Giorgio di Isolaccia. Sapevo che anche loro eran diretti alla Cadini, ma lui mi aveva garantito che sarebbero saliti pian pianino (parola di rallysta!). Li vediamo macinar metri a balla. Non li riprenderemo mai: hanno quasi un'ora di vantaggio.
Sotto i pendii della N della Cadini, pieghiamo a dx e raggiungiamo il colle degli Orsi, massima depressione della cresta O, via per cui saliremo in vetta.
La neve si fa ghiacciata e spesso bisogna scalinare. Semplicemente premendo con la racchetta sulla talloniera il nuovo attacco permette di bloccare il tallone e agevolare così la scalettatura. Con una ulteriore pressione il sistema sgancia e posso procedere nuovamente camminando.
Davvero una bella innovazione che fin'ora era possibile solo sui Diamir, dove però il cambio posizione della talloniera è un po' più duro.
Il test dell'attacco in salita dà ottimi risultati, anche se, per essere pignoli, trovo la massima altezza dell'alzatacco troppo bassa, forse 1 cm in più o una terza posizione (per ora ci sono solo quella bassa e quella intermedia) farebbe comodo.
70 metri sotto la vetta le rocce affioranti sono troppe, per cui togliamo gli sci e procediamo a piedi su una breve rampa di misto.
Arrivati in vetta lo spettacolo è grandioso: sul versante opposto le nebbie nascondono le vallate e ammantano le lontane vette della Presolana e dell'Adamello, dove miriadi di canali immacolati scendon dalle creste e si gettan nel lago di nubi.
Il sole è tiepido e concilia una piacevole sosta.
L'ultima rampa per la punta Cadini.




Sci in spalla Roby sale gli ultimi metri per la vetta. Bisogna prestare un po' di attenzione a causa delle rocce instabili.
Verso la vetta; sullo sfondo il gruppo della Presolana.
La fatica lascia il posto al sorriso.


Beno indica il gruppo del Brenta.
Poco più a destra spunta imperiosa la vetta dell'Adamello, pochi metri più alta di noi.
Verrebbe quasi la tentazione di lanciarsi con gli sci sopra le nuvole!

Ma poi, vinta ogni indecisione e percorsi un centinaio di metri sulla cresta E, ci gettiamo giù per la N.
Giorgio e la sua compagnia stanno intanto risalendo verso le cime di Peio, ma le nebbie ci consigliano di non seguirli.
Il colpo d'occhio è davvero emozionante, specie perchè la prima curva la faccio già su pendenze sostenute e, nè sci, nè attacchi non li ho mai usati!
Sono titubante, ma poi vedo che le assi rispondono bene, anzi benissimo, e divento via via più spregiudicato.
L'attacco è molto preciso. Una brutta tendinite al ginocchio dx mi obbliga alla cautela, ma la condizione della neve mi impone di dimenticarmi del ginocchio.
Il pendio, che parte sui 35°, s'inclina fino ai 45°, per poi ammorbidirsi e assestarsi attorno ai 40°.
Sono 350 metri. Qualcuno li definisce di sci ripido, ma la si può considerare una discesa piuttosto sicura e addomesticabile. Il fattore psicologico, se mai dovesse affliggervi, sparisce dopo i primi 100 metri. Se ci fosse ghiaccio, però, le cose cambierebbero ed è preferibile e più sicuro fermarsi ai Forni ad ubriacarsi.

Divertiti ci tuffiamo nel lungo tratto quasi pianeggiante che riporta ai Forni. La neve è crosta infame che attanaglia gli sci e cerca di farti inchiodare. Il cielo nel mentre si fa grigio e cancella ogni traccia della bella giornata passata sul tetto dell'Alta Valtellina.
Roby nel tratto più ripido della N. Scendono piccole valanghe, ma il pendio oggi è sicuro.
Beno scende accanto ai seracchi.

Beno e Roby sugli ultimi metri, i meno ripidi, della N.

Oramai lontani dalla parete, ci accingiamo a sciare gli ultimi pendii di neve bella. Poi sarà crosta infame!

Scesi a Santa, passo un paio d'ore sulle piste a testare altro materiale e a fare raffronti tra il Dynafit e l'attacco della Trab. Il confronto più eclatante l'ho quando metto uno sci con Dynafit e uno col Trab e faccio curvoni ampi e veloci sulla neve dura: mentre il Dynafit saltella e vibra, il Trab è indiscutibilmente più stabile, indipendentemente (ovviamente) dalla gamba su cui li metto.

Per cui, se dovessi trarre delle conclusioni veloci, promuoverei appieno questo attacco, più stabile (il brevetto della Trab, con una specie di rostro è in grado di bloccare il tallone dello scarpone allo sci e trasmettere al meglio la potenza, lo sgancio di sicurezza avviene sul puntale che poi va riarmato), preciso e comodo da regolare, benchè non ho ancora preso molta confidenza nella calzata del puntale. Ribadisco che un alzatacco con una posizione di salita più alta non sarebbe male.
Ah, per chi bada ai grammi, Trab e Vertical pesano uguali. Come detto questo attacco sarà sul mercato solo l'anno prossimo e il prezzo non è stato ancora annunciato.

Per quel che riguarda lo sci, opinione diffusa tra chi la provato, il Maestro è un ottimo attrezzo, risponde molto bene ai comandi, non vibra ed è molto agile, ben tagliato per le nostre nevi. Non tende a spigolare e su neve crostosa è facile forzarne la direzione. Io ho testato i 171cm. Forse per il mio modo di sciare e le mie abitudini il 164 cm sarebbe stato più adatto.

Inoltre, ad esempio per quello che riguarda lo scarpone, avevo comprato il versatile e leggero TLT5, ma ne sono stato davvero deluso: imbarca neve, è sempre bagnato o freddo. La scarpa interna si usura in tempo zero e i ganci, se lo usi a fare itinerari tipo i miei, finiscono a rovinarsi presto, così sono tornato nuovamente ai miei Dynafit Zero 4 ganci, e ne sono molto soddisfatto. Un po' più pesanti e scomodi in salita, ma affidabili al 100%, sicuri, caldi, asciutti e precisi.


7 commenti:

  1. Serve uno scarpone speciale per usare i nuovi attacchi della Trab o va bene uno normale con i buchi per il dynafit?

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  2. In teoria serve uno scarpone apposta, però con una piccola modifica che a me han fatto su là può essere adattato anche il tuo vecchio

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  3. Scusa se rompo di nuovo. Ma poi funziona ancora con l'attacco vecchio?

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  4. Se avevi l'attacchino va ancora alla perfezione, perchè si stratta solo di un rialzo sulla tacca del tallone.
    se invece usavi diamir o silvretta forse non entra più.

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  5. Ultima curiosità: hai detto che è uno spessore sulla tacca dietro il tallone. Non è che ha problemi a salite il rampone automatico?

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  6. Non credo, anche perchè puoi regolare sul rampone la distanza tra leva e piastra. Tuttavia non ho ramponato, quindi non posso confermarti. Chiederò cmq conferma nei prox gg.

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  7. Ho chiesto a Trabucchi e confermo la totale compatibilità con qualsiasi tipo di rampone.

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